Ho voluto dedicare un post alla religione giapponese in quanto credo che sia un aspetto davvero curioso ed interessante.
Un antico detto locale recita così:
Questa frase incarna perfettamente lo spirito religioso giapponese e mette in evidenza due aspetti fondamentali: esistono più religioni e queste vivono e coesistono tranquillamente insieme.“I Giapponesi nascono shintoisti, si sposano cristiani e muoiono buddisti”.
Quindi zaino in spalla e… si parte!
Buddismo e Shintoismo convivono perfettamente nella tradizione giapponese. Il primo di solito è usato per eventi tristi o nefasti, ad esempio i funerali, mentre il secondo si predilige per gli eventi e le festività gioiose come matrimoni e battesimi. Tuttavia, come ci spiegava la nostra guida, “all’occorrenza i Giapponesi diventano anche un po’ Cristiani”. Soprattutto nel periodo di Natale perché piace molto l’idea di scambiarsi i regali e il clima allegro che si crea in quel periodo.
Ero sempre stata convinta che questo popolo fosse dotato di una grande spiritualità, rispecchiata e trasmessa in tutti gli aspetti della loro vita. In realtà ho capito che hanno un rapporto con la religione molto diverso da quello che intendiamo noi.
Partiamo innanzitutto dai templi. A differenza delle nostre chiese, il tempio non è un unico edificio bensì un’intera area, quasi sempre immersa nel verde, costituita da più strutture con funzioni diverse. Non vi sembrerà quindi strano, in una città grande e cosmopolita come Tokyo, trovare un’enorme area verde che ospita il Santuario Meiji. (In questo articolo potrai trovare ulteriori informazioni su questo tempio. Io l’ho trovo davvero molto interessante!) Questo ha permesso di conservare e mantenere, anche in zone densamente abitate, un polmone verde che offre refrigerio e relax a tutti coloro che lo desiderano.
Per poter accedere all’area del tempio occorre innanzitutto oltrepassare due Torii. (Per capire la loro struttura, ti consiglio questo articolo)
I Torii sono delle gigantesche porte (solitamente in legno o pietra) che servono per purificare rispettivamente la mente e il corpo. Attraversare questi ingressi rappresenta quindi una sorta di passaggio simbolico e spirituale. Ricordate sempre di camminare il più vicino possibile ad uno dei due pilastri perché si ritiene che solo le divinità possano camminare al centro.
Dopo aver varcato i portoni principali, troverete una piccola vasca che serve per purificarsi prima di arrivare davanti al tempio (potremmo paragonarla ad una sorta di acquasantiera delle chiese cristiane). Sui bordi della vasca (detta Temizuya) sono appoggiati dei piccoli “mestoli” in legno. In questo caso dovete immergere il cucchiaio all’interno dell’acqua, versarne un po’ sulla mano destra, poi su quella sinistra, lavarvi la bocca e infine rovesciare via quella rimanente, tenendo il mestolo in verticale. In questo modo avrete terminato la vostra attività di purificazione e potrete accedere all’area sacra.
Come vi ho anticipato prima, l’area del tempio è costituita da una serie di edifici rappresentati da una struttura principale e numerose pagode secondarie. In alcuni casi può essere presente anche una biblioteca.
La preghiera è molto semplice e veloce. Occorre lanciare una moneta di una cassa in legno posta di fronte all’honden, l’edificio principale. Ci si inchina due volte a mani giunte e si battono due volte le mani per segnalare la vostra presenza alle divinità. Ci si raccoglie in una breve preghiera e, quando avrete terminato, occorre inchinarsi un’ultima volta.
Le funzioni religiose, come vengono intese nel mondo cattolico e cristiano, invece non esistono. O meglio, vengono realizzate solo privatamente per le famiglie che effettuano donazioni ai monaci, distribuite poi fra la collettività.
I Giapponesi sono inoltre molto scaramantici, per questo potrete vedere ovunque banchetti che vendono ninnoli di qualsiasi tipo. Si chiamano Omamori (letteralmente “onorevole protezione”) e sono foglietti di carta o tavolette di legno incise e riposte dentro sacchetti in stoffa colorati. Non devono mai essere aperti e possono essere appesi a qualsiasi oggetto di uso quotidiano (come borse, portafogli o zaini). C’è un omamori per qualsiasi esigenza: amore, studio, successo nel lavoro, buona salute, fecondità, famiglia, ecc. è impossibile non trovarne uno per le proprie necessità!
All’interno dei templi spesso sono presenti anche gli Ema, ovvero piccole tavolette in legno, dove i credenti possono scrivere preghiere, ringraziamenti, richieste di buona sorte o desideri. Tutti i fedeli possono acquistare una tavoletta, incidere su di essa il loro messaggio e poi appenderla in uno spazio appositamente dedicato insieme ad altri Ema.
In alcuni santuari è infine possibile trovare anche i bastoncini della fortuna detti Omikuji. Si tratta di bastoncini che determinano la buona o cattiva sorte o suggeriscono la risposta ad una decisione immediata da prendere. Il loro funzionamento è molto semplice. Dopo aver lasciato una piccola offerta, si prende una scatola esagonale, posta nell’apposita struttura, dove sono presenti tantissimi piccoli bastoncini e si inizia a scuotere. Quando uno di questi esce dalla scatola si confronta la numerazione riportata con quella di della cassettiera in legno adiacente e si estrae il foglietto in esso presente.
L’oracolo può dare un responso positivo, neutro o negativo. Se il risultato è uno dei primi due, va bene così. Se invece il risultato è negativo e non ci piace, non c’è problema! I Giapponesi hanno trovato una soluzione anche per questo! Per abbandonare la cattiva sorte, basta legarlo ad una rastrelliera posta lì vicino. Così la maledizione non verrà con voi, ma rimarrà letteralmente “legata” al luogo sacro.
Io sono stata molto fortunata e il mio Omikuji è tornato con me in Italia, quello di mio marito invece è rimasto in Giappone appeso ad una rastrelliera del tempio!
E voi? Avete visitato qualche tempio giapponese o siete riusciti ad estrarre un Omikuji fortunato?