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L’intervista di oggi riguarda un viaggio in uno dei Paesi ancora più sconosciuti e inesplorati del mondo. Non rientra sicuramente fra le mete turistiche tradizionali, è difficile da raggiungere e spostarsi al suo interno e i problemi di lingua non sono indifferenti.
Oggi Mara Carla, mamma della mia carissima amica Elena, ci racconta il viaggio fatto insieme a suo marito in Mongolia.

Si parte!

Elisa: Inizio con una domanda che in questo caso mi sembra doverosa: perché avete scelto proprio la Mongolia come meta di uno dei vostri viaggi?

Maria Carla: Beh, innanzitutto per una questione di ordine pratico. Con mio marito abbiamo girato il mondo in lungo e in largo. Ad un certo punto diventa anche difficile trovare mete nuove e inesplorate.
La Mongolia era uno dei pochi Paesi che non avevamo ancora visitato e così quest’anno abbiamo deciso di visitarlo!
In secondo luogo eravamo attratti da questo posto ancora così sconosciuto al mondo occidentale. È difficilissimo trovarlo all’interno dei cataloghi viaggi tradizionali. Volevamo capire la storia e la cultura del suo popolo.
La Mongolia ci è sembrato quindi il viaggio ideale!

Elisa: Sono sicura che tantissimi viaggiatori vi stanno già invidiando! Proprio perché questa terra è ancora poco conosciuta, potrebbe essere utile dare alcune informazioni pratiche in merito… Voi come avete organizzato il viaggio?

Maria Carla: Siamo partiti in aereo da Milano fino a Mosca, in Russia. Da lì abbiamo preso un volo fino a Ulan Bator, la capitale della Mongolia. Ci sono volute circa 13 ore di aereo in totale.

Uno scorcio della capitale Ulan Bator, dove la tradizione si incontra e scontra con la modernità

L’organizzazione del viaggio

Elisa: Beh, direi che è già un buon viaggetto… Dopo essere arrivati nella capitale, come avete organizzato il vostro viaggio?

Maria Carla: A causa della mancanza di strutture alberghiere e ricettive, abbiamo deciso di alloggiare nella capitale e organizzare tutti i tour partendo e tornando proprio da qui.

Elisa: Quali sono le aree esterne alla capitale che avete visitato?

Maria Carla: Nel corso del quindici giorni di viaggio, dopo aver visitato la capitale, abbiamo preso un pullman di linea per Darkham.
Siamo rimasti qui tre giorni, durante i quali abbiamo visitato il monastero di Amarbayasgalant Khiid, uno dei tre più grandi monasteri buddisti della Mongolia. Per raggiungerlo abbiamo affittato un auto con autista, in quanto le strade sono tutte sterrate e difficilmente raggiungibili.

Siamo rientrati per una notte in città per poi ripartire il giorno successivo, sempre con pullman di linea, per Kharkhorin (l’antica Karakorum).
Qui abbiamo dormito in una Gher, la tipica tenda mongola e abbiamo visitato il primo monastero buddista della Mongolia, Erdene Zuu Khild. ci siamo poi spostati al lago nella riserva di Naiman Nuur.

L’ultima tappa del nostro viaggio è stato infine verso il Deserto dei Gobi, prendendo un aereo direttamente dalla capitale.

Un anziana donna Mongola

Elisa: Dev’essere stato un viaggio davvero spettacolare! Prima mi raccontavi che la Mongolia è un Paese molto particolare anche dal punto di vista culturale. Che cosa intendevi esattamente?

Maria Carla: Si, è un Paese che storicamente, a causa della sua posizione geografica, si è sempre trovato conteso fra la Russia e la Cina. In passato, era considerato un vero e proprio cuscinetto fra le due super potenze mondiali.
La loro presenza ha inoltre influito notevolmente sulla cultura e lo stile di vita delle popolazioni autoctone.
In seguito alla dominazione russa, ad esempio, è stato distrutto qualsiasi concetto di culto o fede religiosa, vista la natura atea del popolo russo.

I caratteri della scrittura mongola sono stati completamente distrutti e soppiantati a favore del cirillico.
Nonostante la dura pressione russo-cinese, la popolazione mongola è però riuscita a mantenere intatte alcune delle proprie tradizioni e il suo carattere nomade.

In una tenda Gher

Elisa: Un esempio?

Maria Carla: Le Gher, le tipiche tende rotonde con cui erano soliti spostarsi da una zona all’altra della steppa mongola. Sono di origini antichissime.
Oggi sono cambiati i materiali costruttivi, ma le tecniche di realizzazione sono rimaste le stesse. Anche nella cosmopolita Ulan Bator è possibile vedere, fra un grattacielo e l’altro, una Gher abitata da una famiglia. È un contrasto molto forte, che non può passare assolutamente inosservato.

Quest’abitazione è molto pratica e funzionale. La sua struttura permette di ripararsi dalle temperature estreme (la media annua è di 0 gradi, con escursioni fra -40° in inverno e +40° in estate). È dotata di un unico ampio spazio dove la famiglia può riunirsi per cucinare o svolgere le altre attività casalinghe.

Tutta la struttura è costituita da uno scheletro di legno e ruota attorno ad un albero centrale. È inoltre facilmente smontabile e trasportabile, ideale per lo spirito nomade dei mongoli.
Dopo aver assemblato i tronchi, viene coperta con stuoie e tappeti in lana e feltro per riparare dal freddo.
La Gher, nonostante risalga ad origini antichissime, in realtà oggi è stata dotata di alcuni confort.
Viaggiando nella steppa, abbiamo incontrato diverse tende con parabola televisiva e pannello solare. Nomadi, ma con stile insomma!

L’interno è molto spartano anche se ben curato. Giustamente, in quanto popolo nomade, portano con sé solo il minimo indispensabile.
Io e mio marito abbiamo avuto la possibilità di dormire all’interno di una di queste tende e ad assistere ad una tempesta di sabbia.

Esterno di una Gher, la tipica tenda mongola

Il Deserto dei Gobi

Elisa: Accidenti! La tempesta di sabbia deve essere stata davvero un’esperienza incredibile!

Maria Carla: Ah ah ah, si lo è stata! Ad un certo punto eravamo veramente spaventati anche perché abbiamo visto che anche gli abitanti di quella zona, abituati a questo tipo di clima, erano parecchio preoccupati. Alla fine però è andata bene!

Elisa: Oltre alla Gher, quali altri aspetti distintivi della cultura mongola sono rimasti molto radicati?

Maria Carla: Sia nella capitale sia nei Paesi più piccoli, è possibile vedere persone in abiti tradizionali. Dai colori molto sgargianti e colorati. Anche in questo caso è possibile vedere persone di qualsiasi età e sesso vestiti con marche occidentali che magari stanno passeggiando e conversando con amici o parenti vestiti con gli abiti tradizionali.

Un bimbo mentre guarda incuriosito Maria Carla e suo marito, proprio a causa del numero ridotto di turisti che visitano questo straordinario Paese

Per concludere…

Elisa: Mi piace tantissimo questo aspetto, perché i vestiti rappresentano una parte della propria cultura e identità. Si comunica al mondo esterno quello che si è o si vuole essere.
Per concludere, avresti qualche consiglio da dare a tutti coloro che vorrebbero intraprendere un viaggio simile?

Maria Carla: Dunque innanzitutto si tratta di un viaggio abbastanza impegnativo sia per quanto riguarda gli spostamenti (ad eccezione della capitale, non esistono praticamente strade asfaltate e molto spesso le jeep guidano attraverso i campi) sia per le lunghezze del percorso (per raggiungere il Deserto dei Gobi ci abbiamo impiegato circa 11/12 ore solo di andata!).
Se possibile vi conviene studiare un po’ la loro lingua prima di partire in quanto, nonostante il tasso di alfabetizzazione sia altissimo (intorno al 98%), l’inglese è praticamente sconosciuto.
Armatevi quindi di un buon spirito di avventura e adattamento e vedrete che l’esperienza in Mongolia non vi deluderà!

Uno spaccato del Deserto dei Gobi

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