Bell’intervista, complimenti! Ho acquistato anche io il libro settimana scorsa, ancora non l’ho aperto ma lo leggerò sicuramente durante il periodo di Pasqua… Aspetto altre interviste da leggere 🙂
Lo scorso anno per Natale ho ricevuto in regalo da Giorgio, un mio carissimo amico, il libro Iro Iro. Il Giappone tra pop e sublime di Giorgio Amitrano.
Conoscendo il mio profondo amore per il Paese del Sol Levante, aveva pensato che mi sarebbe piaciuto ed effettivamente mai regalo fu più azzeccato!
L’ho letteralmente divorato! Un libro semplicemente stupendo!
Articolato lungo sette aree tematiche (scrittura, cerimonia, felicità, realtà/irrealtà, stagioni, karaoke e bellezza) Giorgio Amitrano ci racconta le sue esperienze lungo i sentieri del Giappone.
E l’autore?! Con un curriculum di tutto rispetto! Attualmente è professore ordinario di Lingua e Letteratura giapponese
presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, nel 2012 è stato nominato dal Ministero degli Affari Esteri direttore dell’Istituto italiano di cultura di Tokyo ed è il traduttore in italiano delle opere di Banana Yoshimoto, Haruki Murakami, Yasunari Kawabata e Yasushi Inoue.
Con un percorso del genere, un’intervista è quindi obbligatoria!
Quindi zaino in spalla e… si parte!
Elisa: Leggendo il libro, si percepisce fin da subito il profondo amore che nutre verso il Giappone. Quando è nata la sua passione per il Paese del Sol Levante? C’è stato un fatto o un “evento scatenante” che lei ricorda?
Professor Giorgio Amitrano: In realtà più che una passione folgorante è stato un amore cresciuto nel tempo. I miei primi contatti con la cultura giapponese sono avvenuti negli anni del liceo. Alla televisione avevano trasmesso una serie di film di Kurosawa che mi aveva spalancato la porta su un mondo che non conoscevo. Nello stesso periodo ho scoperto un libro di Kawabata, Il paese delle nevi. Non era di facilissima lettura, ma proprio la difficoltà di comprenderlo a pieno mi ha stimolato, e dopo quello ho cominciato a cercare altri libri di autori giapponesi.
All’epoca ce n’erano pochissimi ma io li cercavo accanitamente, e prima o poi riuscivo a trovarli.
Inoltre, quando ero ragazzo, tra i miei amici c’era il culto della Beat Generation (Kerouac, Snyder, Ginsberg) e questi autori nei loro libri facevano spesso riferimento al Giappone, in particolare allo zen e alla poesia classica. Leggendoli, il mio interesse cresceva e, finito il liceo, mi iscrissi all’Orientale di Napoli (l’università dove oggi insegno) e cominciai a studiare la lingua e la cultura in modo sistematico.
Da allora il mio rapporto col Giappone ha continuato a crescere ed è diventato una parte importante della mia vita.
Elisa: Da cosa è nata l’idea di scrivere “Iro Iro”?
Professor Giorgio Amitrano: L’idea del libro è nata dalla richiesta dell’editore di scrivere un libro sul Giappone che, nelle loro intenzioni, doveva essere divulgativo, ma di qualità.
La loro proposta è arrivata con un giusto timing, proprio quando io stesso desideravo comunicare le mie esperienze e la mia conoscenza del Giappone al di fuori di un ambito strettamente accademico.
Così le esigenze dell’editore e la mia si sono incontrate, ed è nato “Iro iro”.
LEGGI ANCHE: Letture in viaggio
Elisa: Scrittura, cerimonia, felicità, realtà/irrealtà, stagioni, karaoke e bellezza: sono queste le sette tematiche in cui è diviso il libro, realizzato secondo la tecnica dello “Zuihitsu”, secondo cui l’autore, affidandosi al pennello, scrive liberamente le proprie conoscenze, esperienze e riflessioni. Perché ha scelto questi argomenti nello specifico?
Professor Giorgio Amitrano: Non erano in assoluto gli argomenti che mi interessavano di più (ce ne sarebbero stati anche altri), ma erano quelli su cui in quel momento sentivo di avere più cose da dire.
Il progetto iniziale comprendeva altri capitoli che non ho fatto in tempo a portare a compimento. Per esempio ce n’erano alcuni che trattavano in modo più specifico la cultura pop (manga, anime ecc.), ma avrebbero richiesto ancora mesi di lavoro. Li finirò e li pubblicherò in un’altra occasione.
Elisa: Nel primo capitolo, dedicato alla scrittura, parla di un maestro di calligrafia che è stato un vero e proprio mentore. Ci sono stati nel corso della sua vita altre figure simili per quanto riguarda l’esperienza in Giappone?
Professor Giorgio Amitrano: Sì, ci sono state diverse figure come queste.
Sono stato fortunato a incontrare delle persone splendide, che con generosità mi hanno dedicato il loro tempo e la loro amicizia. In “Iro iro” accenno brevemente ad altre due: il prof. Luigi Polese e la scrittrice e traduttrice Suga Atsuko, e su entrambi vorrei tornare.
Ma ce ne sono state altre: Tezuka Osamu, il “dio del manga”, che ho incontrato solo brevemente, ma che ha lasciato in me un’impronta molto forte; Donald Keene, il grande nipponista recentemente scomparso, del quale avevo enorme stima e con cui ho avuto un bel rapporto; la mangaka Hagio Moto…
Senza dimenticare la mia professoressa di lingua e letteratura giapponese all’Orientale, Maria Teresa Orsi. Ma la lista sarebbe ancora lunga…
Elisa: Nel corso della sua lunga carriera si è occupato della traduzione di grandi autori come Banana Yoshimoto e Murakami Haruki. Questo invece è un libro “tutto suo”.
Qual’è stata la più grande emozione che ha provato mentre lo stava realizzando?
Professor Giorgio Amitrano: Siccome ho sempre più lavoro di quanto riesca a smaltire, e l’università mi impegna molto, durante la stesura del libro ero dominato dalla preoccupazione di non fare in tempo a rispettare i tempi di consegna.
I momenti più belli sono stati quelli in cui il flusso della scrittura vinceva sulla preoccupazione delle scadenze, quelli in cui ho vissuto la felicità dello scrivere. Poi ci sono state emozioni forti dopo, nel ricevere le impressioni di persone che non conoscevo e che, al termine di presentazioni del libro fatte in tante parti d’Italia, mi hanno detto cose davvero belle, a volte commoventi. Ho capito che era per quelle persone che avevo scritto il libro, anche senza conoscerle.
Elisa: Al momento sta lavorando ad altri libri o ad altri progetti simili?
Professor Giorgio Amitrano: Attualmente sono impegnato con una traduzione per Feltrinelli, un’altra per Adelphi, ho diversi articoli da consegnare, in Italia e in Giappone, ma ci sono almeno due progetti di libri in stand-by. Siccome però si tratta di progetti ancora in discussione con gli editori, non posso ancora parlarne.
Elisa: Ha in previsione di fare altri viaggi in Giappone?Professor Giorgio Amitrano: Sì, certo. Ci vado di solito due volte all’anno. La prossima volta tornerò tra l’altro a Hanamaki, il paese di Miyazawa Kenji, un autore che amo particolarmente.
Elisa: Da profondo conoscitore del Giappone, cosa consiglierebbe di visitare a chi si reca qui per la prima volta, magari proprio per entrare subito in contatto con la cultura giapponese?
Professor Giorgio Amitrano: Temo di deluderla, perché il consiglio per chi ci va la prima volta è quello che si potrebbe trovare su qualsiasi guida turistica: Tokyo, Kamakura, Kyoto, Nara.
Penso che in una prima visita valga la pena di vedere innanzitutto i luoghi canonici.
Di solito chi va in Giappone poi vuole tornarci. Dalla seconda visita in poi raccomanderei di vedere posti meno frequentati dal turismo di massa, fuori dallo Honshu che è l’sola in cui si trovano le città appena menzionate: luoghi nelle isole Hokkaido, Shikoku, Kyushu, magari organizzando il viaggio in modo di fermarsi in qualche albergo tradizionale fornito di bagni termali (onsen). Ce ne sono in ogni parte del Giappone, e rappresentano un’esperienza unica.
Ma naturalmente la scelta delle mete dipende anche dai propri interessi e gusti.
Se una persona è attratta dal buddismo, consiglierei il monte Koya, luogo ricco di energia spirituale con i suoi moltissimi templi.
Se si ha una passione per l’arte contemporanea, raccomanderei le isole di Naoshima e Teshima. Ma di isole in Giappone, oltre alle quattro principali dell’arcipelago, ce ne sono una miriade.
Direi però, a parte Okinawa che è facile da raggiungere e adatta ad accogliere anche il turista alle prime armi, di rimandare il viaggio verso isolette più remote e meno organizzate turisticamente, per viaggi successivi.
Elisa: C’è ancora qualche angolo del Giappone a lei sconosciuto e che le piacerebbe visitare?
Professor Giorgio Amitrano: Sì, ce ne sono ancora molti.
Dal 2013 al 2017 ho vissuto a Tokyo per quattro anni e pensavo che ne avrei approfittato per visitare tanti luoghi in cui non ero ancora stato, ma il lavoro mi ha risucchiato e non sono riuscito a vedere quasi nulla.
“Iro iro” è uno di quei libri imperdibili per tutti coloro che amano il Giappone. In esso si respira l’anima più pura e autentica del Paese del Sol Levante!
Sono Elisa, ho 32 anni e due grandi passioni: viaggiare e leggere libri!
Mi piace girare il mondo e scoprire cosa si cela dietro a ogni luogo: la sua storia, i suoi aneddoti e le sue leggende!
Titolo: Iro Iro. Il Giappone tra pop e sublime
Autore: Giorgio Amitrano
Editore: De Agostini
Anno di edizione: 2018
Lingua: italiano
Pagine: 237
Disponibile in e-book: Si
EAN: 9788851153441
Prezzo versione cartacea: € 13,60
Prezzo versione e-book: € 8,99
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Lo scorso anno per Natale ho ricevuto in regalo da Giorgio, un mio carissimo amico, il libro Iro Iro. Il Giappone tra pop e sublime di Giorgio Amitrano.
Conoscendo il mio profondo amore per il Paese del Sol Levante, aveva pensato che mi sarebbe piaciuto ed effettivamente mai regalo fu più azzeccato!
L’ho letteralmente divorato! Un libro semplicemente stupendo!
Articolato lungo sette aree tematiche (scrittura, cerimonia, felicità, realtà/irrealtà, stagioni, karaoke e bellezza) Giorgio Amitrano ci racconta le sue esperienze lungo i sentieri del Giappone.
E l’autore?! Con un curriculum di tutto rispetto! Attualmente è professore ordinario di Lingua e Letteratura giapponese
presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, nel 2012 è stato nominato dal Ministero degli Affari Esteri direttore dell’Istituto italiano di cultura di Tokyo ed è il traduttore in italiano delle opere di Banana Yoshimoto, Haruki Murakami, Yasunari Kawabata e Yasushi Inoue.
Con un percorso del genere, un’intervista è quindi obbligatoria!
Quindi zaino in spalla e… si parte!
Elisa: Leggendo il libro, si percepisce fin da subito il profondo amore che nutre verso il Giappone. Quando è nata la sua passione per il Paese del Sol Levante? C’è stato un fatto o un “evento scatenante” che lei ricorda?
Professor Giorgio Amitrano: In realtà più che una passione folgorante è stato un amore cresciuto nel tempo. I miei primi contatti con la cultura giapponese sono avvenuti negli anni del liceo. Alla televisione avevano trasmesso una serie di film di Kurosawa che mi aveva spalancato la porta su un mondo che non conoscevo. Nello stesso periodo ho scoperto un libro di Kawabata, Il paese delle nevi. Non era di facilissima lettura, ma proprio la difficoltà di comprenderlo a pieno mi ha stimolato, e dopo quello ho cominciato a cercare altri libri di autori giapponesi.
All’epoca ce n’erano pochissimi ma io li cercavo accanitamente, e prima o poi riuscivo a trovarli.
Inoltre, quando ero ragazzo, tra i miei amici c’era il culto della Beat Generation (Kerouac, Snyder, Ginsberg) e questi autori nei loro libri facevano spesso riferimento al Giappone, in particolare allo zen e alla poesia classica. Leggendoli, il mio interesse cresceva e, finito il liceo, mi iscrissi all’Orientale di Napoli (l’università dove oggi insegno) e cominciai a studiare la lingua e la cultura in modo sistematico.
Da allora il mio rapporto col Giappone ha continuato a crescere ed è diventato una parte importante della mia vita.
Elisa: Da cosa è nata l’idea di scrivere “Iro Iro”?
Professor Giorgio Amitrano: L’idea del libro è nata dalla richiesta dell’editore di scrivere un libro sul Giappone che, nelle loro intenzioni, doveva essere divulgativo, ma di qualità.
La loro proposta è arrivata con un giusto timing, proprio quando io stesso desideravo comunicare le mie esperienze e la mia conoscenza del Giappone al di fuori di un ambito strettamente accademico.
Così le esigenze dell’editore e la mia si sono incontrate, ed è nato “Iro iro”.
“Iro iro” è uno di quei libri imperdibili per tutti coloro che amano il Giappone. In esso si respira l’anima più pura e autentica del Paese del Sol Levante!
Elisa: Scrittura, cerimonia, felicità, realtà/irrealtà, stagioni, karaoke e bellezza: sono queste le sette tematiche in cui è diviso il libro, realizzato secondo la tecnica dello “Zuihitsu”, secondo cui l’autore, affidandosi al pennello, scrive liberamente le proprie conoscenze, esperienze e riflessioni. Perché ha scelto questi argomenti nello specifico?
Professor Giorgio Amitrano: Non erano in assoluto gli argomenti che mi interessavano di più (ce ne sarebbero stati anche altri), ma erano quelli su cui in quel momento sentivo di avere più cose da dire.
Il progetto iniziale comprendeva altri capitoli che non ho fatto in tempo a portare a compimento. Per esempio ce n’erano alcuni che trattavano in modo più specifico la cultura pop (manga, anime ecc.), ma avrebbero richiesto ancora mesi di lavoro. Li finirò e li pubblicherò in un’altra occasione.
Elisa: Nel primo capitolo, dedicato alla scrittura, parla di un maestro di calligrafia che è stato un vero e proprio mentore. Ci sono stati nel corso della sua vita altre figure simili per quanto riguarda l’esperienza in Giappone?
Professor Giorgio Amitrano: Sì, ci sono state diverse figure come queste.
Sono stato fortunato a incontrare delle persone splendide, che con generosità mi hanno dedicato il loro tempo e la loro amicizia. In “Iro iro” accenno brevemente ad altre due: il prof. Luigi Polese e la scrittrice e traduttrice Suga Atsuko, e su entrambi vorrei tornare.
Ma ce ne sono state altre: Tezuka Osamu, il “dio del manga”, che ho incontrato solo brevemente, ma che ha lasciato in me un’impronta molto forte; Donald Keene, il grande nipponista recentemente scomparso, del quale avevo enorme stima e con cui ho avuto un bel rapporto; la mangaka Hagio Moto…
Senza dimenticare la mia professoressa di lingua e letteratura giapponese all’Orientale, Maria Teresa Orsi. Ma la lista sarebbe ancora lunga…
Elisa: Nel corso della sua lunga carriera si è occupato della traduzione di grandi autori come Banana Yoshimoto e Murakami Haruki. Questo invece è un libro “tutto suo”.
Qual’è stata la più grande emozione che ha provato mentre lo stava realizzando?
Professor Giorgio Amitrano: Siccome ho sempre più lavoro di quanto riesca a smaltire, e l’università mi impegna molto, durante la stesura del libro ero dominato dalla preoccupazione di non fare in tempo a rispettare i tempi di consegna.
I momenti più belli sono stati quelli in cui il flusso della scrittura vinceva sulla preoccupazione delle scadenze, quelli in cui ho vissuto la felicità dello scrivere. Poi ci sono state emozioni forti dopo, nel ricevere le impressioni di persone che non conoscevo e che, al termine di presentazioni del libro fatte in tante parti d’Italia, mi hanno detto cose davvero belle, a volte commoventi. Ho capito che era per quelle persone che avevo scritto il libro, anche senza conoscerle.
Elisa: Al momento sta lavorando ad altri libri o ad altri progetti simili?
Professor Giorgio Amitrano: Attualmente sono impegnato con una traduzione per Feltrinelli, un’altra per Adelphi, ho diversi articoli da consegnare, in Italia e in Giappone, ma ci sono almeno due progetti di libri in stand-by. Siccome però si tratta di progetti ancora in discussione con gli editori, non posso ancora parlarne.
Elisa: Ha in previsione di fare altri viaggi in Giappone?Professor Giorgio Amitrano: Sì, certo. Ci vado di solito due volte all’anno. La prossima volta tornerò tra l’altro a Hanamaki, il paese di Miyazawa Kenji, un autore che amo particolarmente.
Elisa: Da profondo conoscitore del Giappone, cosa consiglierebbe di visitare a chi si reca qui per la prima volta, magari proprio per entrare subito in contatto con la cultura giapponese?
Professor Giorgio Amitrano: Temo di deluderla, perché il consiglio per chi ci va la prima volta è quello che si potrebbe trovare su qualsiasi guida turistica: Tokyo, Kamakura, Kyoto, Nara.
Penso che in una prima visita valga la pena di vedere innanzitutto i luoghi canonici.
Di solito chi va in Giappone poi vuole tornarci. Dalla seconda visita in poi raccomanderei di vedere posti meno frequentati dal turismo di massa, fuori dallo Honshu che è l’sola in cui si trovano le città appena menzionate: luoghi nelle isole Hokkaido, Shikoku, Kyushu, magari organizzando il viaggio in modo di fermarsi in qualche albergo tradizionale fornito di bagni termali (onsen). Ce ne sono in ogni parte del Giappone, e rappresentano un’esperienza unica.
Ma naturalmente la scelta delle mete dipende anche dai propri interessi e gusti.
Se una persona è attratta dal buddismo, consiglierei il monte Koya, luogo ricco di energia spirituale con i suoi moltissimi templi.
Se si ha una passione per l’arte contemporanea, raccomanderei le isole di Naoshima e Teshima. Ma di isole in Giappone, oltre alle quattro principali dell’arcipelago, ce ne sono una miriade.
Direi però, a parte Okinawa che è facile da raggiungere e adatta ad accogliere anche il turista alle prime armi, di rimandare il viaggio verso isolette più remote e meno organizzate turisticamente, per viaggi successivi.
Elisa: C’è ancora qualche angolo del Giappone a lei sconosciuto e che le piacerebbe visitare?
Professor Giorgio Amitrano: Sì, ce ne sono ancora molti.
Dal 2013 al 2017 ho vissuto a Tokyo per quattro anni e pensavo che ne avrei approfittato per visitare tanti luoghi in cui non ero ancora stato, ma il lavoro mi ha risucchiato e non sono riuscito a vedere quasi nulla.
“Iro iro” è uno di quei libri imperdibili per tutti coloro che amano il Giappone. In esso si respira l’anima più pura e autentica del Paese del Sol Levante!
Titolo: Iro Iro. Il Giappone tra pop e sublime
Autore: Giorgio Amitrano
Editore: De Agostini
Anno di edizione: 2018
Lingua: italiano
Pagine: 237
Disponibile in e-book: Si
EAN: 9788851153441
Prezzo versione cartacea: € 13,60
Prezzo versione e-book: € 8,99
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Sono Elisa, ho 32 anni e due grandi passioni: viaggiare e leggere libri!
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