Dite quello che volete, ma Gesù è nato a Betlemme solo una volta, e a Napoli tutte le altre
Inizia così il libro di Luciano De Crescenzo, “Gesù è nato a Napoli”
Come sempre, prima di partire, mi piace documentarmi sui posti che andrò a vedere. Cercando qualche testo, ho trovato questo che mi ha subito colpita proprio per il suo titolo. Vi consiglio di leggerlo prima di andare a visitare Via San Gregorio Armeno, la via dei presepi.
È un libro veloce, scorrevole e piccolino, ma ricco di contenuto.
L’obiettivo è quello di descrivere l’origine e le figure del presepe.
Per farlo, De Crescenzo effettua una sorta di excursus storico partendo dall’antica Roma, attraversando il Settecento, fino a dar voce alle statuine che oggi compongo il nostro Presepe.
Punto di partenza sono proprio i Lares Familiares (o Lari), gli “spiriti” che, durante l’epoca Romana, proteggevano la casa e i suoi abitanti. Queste anime protettrici del focolare venivano rappresentate attraverso statuine scolpite in legno (molto simili a quelle cha abbiamo noi oggi) e deposte davanti a un altarino sistemato all’interno dell’abitazione.
I Lari erano quindi una sorta di “bisnonno del presepe”. A loro venivano resi tributi e omaggi per aiutare i membri della famiglia ad affrontare i periodi di difficoltà o come auspicio di buona sorte.
È sempre durante l’epoca Romana, che l’imperatore Costantino, attraverso un apposito editto, darà la possibilità ai Cristiani, 300 anni dopo la nascita di Gesù, di professare liberamente la propria fede religiosa.
La cultura pagana (dei Lari) inizia quindi a fondersi con quella Cristiana (di Gesù), dando vita ad un presepe molto più vicino a quello dei giorni nostri.
Rimanendo nel periodo Romano, De Crescenzo chiama in causa anche Virgilio. Al sommo poeta si attribuisce infatti il merito di aver anticipato (ben cento anni prima) la nascita di un bambino (un Puer) che avrebbe portato l’umanità in una nuova epoca (quella dell’oro), caratterizzata da gioia e prosperità.
A Virgilio sono attribuiti anche poteri magici che permisero di rendere grande e accrescere il potere e il prestigio di Napoli.
Secondo una leggenda infatti fu proprio il Poeta in persona a deporre un uovo d’oro nelle fondamenta della Villa di Lucullo (che da allora assunse il nome di “Castel dell’Ovo”).
Secondo tale profezia, finchè l’uovo fosse rimasto integro, Napoli sarebbe rimasta solida e in forze.
Passando dalla realtà al mito, De Crescenzo continua il suo racconto illustrando la nascita del Presepe Napoletano come lo conosciamo noi oggi. Ed è proprio qui che entriamo nel vivo del discorso!
Quando si parla di Presepe Napoletano occorre distinguere due filoni disgiunti: il Presepe Popolare e quello Settecentesco.
Il primo ricorda un po’ il mio. È un presepe artigianale che viene realizzato diversamente ogni anno e arricchito continuamente di nuovi particolari. Tutte le statuine hanno una loro storia e, per la verità, alcune sono anche un po’ malconce! Riportano le cicatrici di lunghe battaglie intraprese con cuginetti piccoli, animali domestici e altri inconvenienti quotidiani del periodo natalizio!
Il Presepe Settecentesco invece è quello sfarzoso ed elegante.
Era preparato solitamente per nobili e ricche famiglie che, attraverso questa composizione, mostravano le loro ricchezze e la loro opulenza.
Ogni aspetto era curato nei minimi dettagli e addirittura molti abiti venivano impreziositi con fili d’oro.
In questo caso, la valenza del Presepe era puramente estetica ed era solo un ulteriore strumento per ostentare la ricchezza delle grandi casate.
Nell’ultima parte del libro, e a mio parere la più interessante, De Crescenzo dà voce alle statuine del presepe, alle loro storie, ai loro aneddoti e ai loro sentimenti.
Troviamo così l’oste e gli avventori della taverna, figure cupe e un po’ losche.
L’osteria, infatti si sa, è un luogo di perdizione e i suoi clienti quindi non possono essere persone eccepibili.
Ci sono poi i tre Re Magi, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre insieme a donna Stefania che vuole conoscere il nuovo nato, ma non potendo entrare nella Grotta perché non ha un bambino suo decide di avvolgere una pietra attorno ad un lenzuolo.
La Madonna, intenerita da questo gesto, le profetizzerà che il giorno dopo avrà un bambino tutto suo, Santo Stefano appunto.
A loro si aggiungono il Pastore Meravigliato, colui che rimane a bocca aperta e con le braccia spalancate per la sorpresa della nascita, il Pastore Dormiente che sogna in cima al Presepe, e colui che protegge il gregge.
Per ciascuno di loro De Crescenzo ha una parola per ciascun attore del presepe.
Racconta la simbologia che vi è dietro, che cosa rappresenta e le sue esperienze e i suoi ricordi di quel personaggio fin da quando era bambino.
In un turbinio di simboli, giochi di parole e curiosità con questo libro, riesce a lasciare incantato lo spettatore e lo invoglia a scoprire e ad arricchire ancora di più la propria opera.
Sono sicura che dopo aver letto “Gesù è nato a Napoli” anche voi inizierete a guardare il presepe con occhi diversi.ƒƒ
Titolo: Gesù è nato a Napoli
Autore: Luciano De Crescenzo
Editore: Mondadori
Anno di edizione: 2014
Lingua: italiano
Pagine: 110
Disponibile in e-book: Sì
EAN: 9788804642794
Prezzo: € 10,00 in versione cartacea